Pensa a Gesù con gioia

699 pensa a Gesù con gioiaGesù ha detto di ricordarLo ogni volta che veniamo alla mensa del Signore. Negli anni precedenti, il sacramento era per me un'occasione tranquilla e seria. Ho avuto una sensazione a disagio parlando con altre persone prima o dopo la cerimonia perché mi stavo sforzando di mantenere la solennità. Anche se pensiamo a Gesù, morto poco dopo aver condiviso un'ultima cena con i suoi amici, questa occasione non va vissuta come un servizio funebre.

Come lo commemoreremo? Dovremo piangere e piangere come un gruppo di persone in lutto pagate? Dovremmo piangere ed essere tristi? Pensiamo a Gesù con lamentele di colpa o con rammarico che a causa del nostro peccato abbia subito una morte così orribile - la morte di un criminale - per mezzo di uno strumento di tortura romano? È un momento di pentimento e di confessione dei peccati? Forse è meglio farlo in privato, anche se a volte questi sentimenti sorgono quando pensiamo alla morte di Gesù.

Che ne dici di affrontare questo momento della memoria da una prospettiva completamente diversa? Gesù disse ai suoi discepoli: «Andate in città e dite a uno di loro: 'Dice il Maestro: 'Il mio tempo è vicino; Con te mangerò la cena pasquale con i miei discepoli» (Mt 26,18). Quella sera, mentre si sedeva con loro per consumare la sua ultima cena e parlare con loro un'ultima volta, aveva molte cose per la testa. Gesù sapeva che non avrebbe mangiato di nuovo con loro finché il regno di Dio non fosse apparso nella sua pienezza.

Gesù aveva trascorso tre anni e mezzo con questi uomini e si sentiva molto affezionato a loro. Disse ai suoi discepoli: «Ho voluto mangiare con voi questo agnello pasquale prima di soffrire» (Lc 2 Cor.2,15).

Pensiamo a lui come al Figlio di Dio che è venuto sulla terra per vivere in mezzo a noi ed essere uno di noi. È Lui che, nella forma della sua persona, ci ha liberato dalla legge, dalle catene del peccato e dall'oppressione della morte. Ci ha liberato dalla paura del futuro, ci ha dato la prospettiva di conoscere il Padre e la possibilità di essere chiamati ed essere figli di Dio. «Prese il pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: Questo è il mio corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di me» (Lc 2 Cor2,19). Esultiamo nel ricordare Gesù Cristo, che Dio unse: «Lo Spirito del Signore Dio è su di me, perché il Signore mi ha unto. Egli mi ha mandato per portare una buona novella ai poveri, per fasciare quelli che hanno il cuore rotto, per annunziare la libertà ai prigionieri e a quelli che sono in schiavitù perché siano liberi e liberi» (Isaia 61,1).

Gesù sopportò la croce per la gioia che lo attendeva. È difficile immaginare una gioia così grande. Non era certo una gioia umana o terrena. Deve essere stata la gioia di essere Dio! La gioia del paradiso. La gioia dell'eternità! È una gioia che non possiamo nemmeno immaginare o descrivere!

Questo è l'Uno, Gesù Cristo, che dobbiamo ricordare. Gesù, che ha trasformato il nostro dolore in gioia e che ci invita a far parte della sua vita, ora e per sempre. Ricordiamolo con il sorriso sulle labbra, con un grido di gioia sulle labbra e con il cuore leggero, colmo della gioia di conoscere ed essere uniti a nostro Signore Cristo Gesù!

di Tammy Tkach